[1193-1280]
Albert (o Albertus) nacque a Lauingen an der Donau, in Swabia (ora Germania), secondo le fonti più accreditate nell’anno 1193. [1]
Svolsei suoi studi a Padova, dove, nel 1223 (o forse nel 1229), prese contatti conl’ordine dei Domenicani, da cui fu attratto e cui si unì. Insegnò a Padova, Bologna ed in altri conventi in Germania.
Nel1245 fu inviato all’Università di Parigi, dove fu nominato magister (docente universitario) di teologia e lesse le traduzioni dei testi arabi e greci di Aristotele.
Nella capitale francese, Alberto cominciò a cimentarsi con l’ardua missione, di chiaro stampo sincretistico, di presentare l’intero corpus di conoscenze in un’opera unica: scienze naturali, logica, retorica, matematica, astronomia, etica, economia, politica e metafisica.
Scrisse commentari su tutte le opere di Aristotele.
Fu in seguito nominato Vescovo di Ratisbonae ottenne una cattedra domenicana di teologia a Colonia, dove portò con sé ilsuo discepolo Tommaso d’Aquino, e lo iniziò al sapere aristotelico. Nella stessa città di Colonia morì il 15 novembre del 1280.
Fu beatificato nel 1622; venne proclamato santo da papa Pio XI e acclamato ufficialmente dottore della Chiesa nel 1931.
Più di ogni altro alchimista della sua epoca, Alberto Magno fu considerato guida emodello da intere generazioni di successori, e a buon diritto è considerato la figura più importante della cultura latina e delle scienze naturali del XIII secolo. Teologo e filosofo autorevole, illuminò di nuova luce la filosofia Aristotelica, medianteuna progressiva apertura culturale ai principi dell’ebraismo e dell’islamismo. I suoi scritti compaiono in tutte le antologie di letteratura religiosa del XIII secolo. Alberto fu una figura-chiave nel processo di integrazione della filosofia aristotelica alla scolastica medievale, e nellaripresa degli studi di scienze naturali che essa ispirò. Introdusse nel mondo occidentale un corpus di scritti filosofici e scientifici ancora sconosciuti, all’inizio del XIII secolo, ai filosofi e ai teologi europei, e provocò violente dispute nei circoli scolastici. Queste opere in lingua latina, basate su traduzioni arabe degli scritti di Aristotele, erano spesso accompagnate da commentari arabi, soprattutto di Avicenna e Averroè. Presentavano pertanto una prospettiva teorica del tutto nuova per la tradizione scolastica cristiana, chesi limitava alla conoscenza della logica aristotelica filtrata dall’interpretazione agostiniana e neoplatonica. Alberto fu autorevole studioso e commentatore di questi scritti, ai quali, in ogni modo, non risparmiò severe critiche, mosse sulla base di osservazioni empiriche accurate.
Nella sua Summa theologiae (1270 ca.) cercò di conciliare l’aristotelismo con le dottrine cristiane: riteneva che la ragione umana non potesse contraddire la rivelazione, ma difese il diritto dei filosofi a indagare i misteri divini.
Gli altri suoi scritti comprendono opere di fisica, zoologia, astronomia, botanica, mineralogia, geografia, astrologia, nonché di magia, alchimia ed ermetismo, oltre che i già citati commentari all’intera produzione aristotelica.
In particolare tentò di trovare un compromesso tra la magia e la teologia cristiane e, a tale scopo, operò una distinzione tra i vari tipi di magia. Esisteva, asserì una magia diabolica o “magia nera”, che implicava contatti con le forze demoniache e l’uso di incantesimi e malefici. In questa categoria Alberto comprendeva la stregoneria e l’avocazione degli spiriti, vestigia dell’antica tradizione pagana. All’opposto esisteva la cosiddetta magia naturale o “magia bianca” che si basava sui principi propri della natura e sull’influenza delle stelle, ed escludeva qualsiasi possibilità di erronee manipolazioni da parte dell’uomo. Questa era secondo Alberto, la magia praticata dai tre “saggi” o “magi” venuti ad onorare Gesù al momento della sua nascita e tale era l’alchimia che <> [2]
Nei suoi scritti scientifici – secondo uno studioso “influenzati principalmente dall’astrologia araba, dai trattati pseudo-aristotelici e dalla letteratura ermetica” [3]- Alberto delinea quello che corrisponde in realtà ad un terzo tipo di magia; ispirato in grande misura all’ermetismo, fondato sul principio dell’interrelazione tra microcosmo e macrocosmo, e che fa riferimento alle “virtù occulte” delle piante, delle pietre, del sangue degli animali, degli amuleti e dei talismani. L’alchimia potrebbe essere classificata come una magia di questo terzo tipo, ma anche come “magia naturale”.
La magia ermetica comprendeva però elementi che Alberto, in base alla suddetta definizione, considerava diabolici. In altre parole, nei suoi scritti teologici Alberto condanna ciò che invece ammette negli scritti scientifici. Ma prima di considerare il suo pensiero confuso o contraddittorio, va ricordato che Alberto era pur sempre un domenicano, operava all’interno della chiesa e doveva necessariamente mostrarsi prudente, per non incorrere nelle facili accuse di eretismo o peggio stregoneria.
Nella prefazione ad uno dei suoi testi alchemici, elenca gli errori nei quali cadono più frequentemente gli alchimisti ed accenna alle regole a cui si debbono attenere; la prima di esse, la più importante, è la segretezza.
[1] Non esiste assoluta concordanza circa la data di nascita; alcune fonti riportano il 1200, altre ancora il 1207.
[2] Thorndike, History of Magic and Experimental Science
[3] Ibidem